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giovedì 6 dicembre 2007

GELA - ANTONELLA REALE "LA STIRPE DI ANDROS"


Gela Palazzo Ducale - Piazza Calvario

Inaugurazione Sabato 8 Dicembre 2007 ore 19,00
Visitabile dall' 8 al 14 Dicembre 2007
Ingresso libero

Musiche originali di:
Lorena Mangiapane
Arrangiamenti e produzione:
Massimo Caruso

SULL’OPERA DI ANTONELLA REALE
Per tradurre in parole la cifra stilistica e culturale della pittura di Antonella Reale è necessario tenere presenti le ragioni artistiche che orientarono la grande e fascinosa stagione storica Simbolista, che fu tentativo di sintesi e insieme diaspora di sensibilità sublimi ed al contempo disturbate. Di “fioriture coloristiche Simboliste, contaminate da innesti narrativi d’Espressione sul tema portante della forma, del colore e della figura umana. A quei punti di confine si situa la sua indagine figurativa e d’ambiente sulla corporeità, che si sublima o si sfrangia di volta in volta,come manciata di semi che passano dall’intimità lineare di equilibrio coloristico, nell’unità del pugno, al gesto apparentemente dionisiaco, a cromature forti e disunenti, della seminagione; che si fa perciò promessa di livelli ulteriori di sintesi. Alla ricerca incessante di un nuovo approdo di significati. E’ il destino del faticoso lavoro interiore dell’artista, che si fa immagine, continuando ad interrogarsi sulle grandi questioni dell’Arte, quindi della Vita: la struttura ed il carattere della forma, le vie misteriose di fondazione per la rappresentazione della realtà, mediate dai simboli o dal carattere descrittivo della figura. Fra Luce ed Ombra è l’antica e vertiginosa “Via della Bellezza”, che Antonella Reale sa percorrere con maestria, nell’avviarsi alla sua maturità artistica, con le inevitabili stazioni dell’irrimediabile inquietudine umana. Si tratta di quella aspirazione ai “livelli superiori” dove, diceva Baudelaire nel 1857, intendere “…la segreta lingua…delle cose mute”. In senso più generale è la poetica delle corrispondenze:
“E’ un tempio la natura/ ove viventi/ pilastri a volte confuse parole/ mandano fuori; la attraversa l’uomo/ tra foreste di simboli dagli occhi/familiari. I profumi e i colori/ e i suoni si rispondono come echi/ lunghi che di lontano si confondono/ in unità profonda e tenebrosa/ vasta come la notte e il chiarore.”
E’ l’idea del riflesso e dell’intreccio fra forme, colori, sonorità e sensazioni che orienta le produzioni figurative e le risonanze interiori delle sensibilità notevoli. L’Arte diviene così espressione concreta e analogica di idee; momento di incontro e di fusione tra elementi e materiali distillati dal caos della semplice percezione sensoriale; direzione che tende alla rivelazione spirituale. L’artista che sta su questa Via di riflessione e rappresentazione esprime idee per mezzo delle forme. E’ con questo taglio concettuale che nell’opera di Antonella Reale riaffiorano potenti le tematiche del ricorso all’allegoria o il richiamo a soggetti di forte connotazione etica, i cicli del tempo e delle stagioni, la vita e la morte, il canto della bellezza dei corpi, il loro inevitabile svanire, lo smarrimento del senso della direzione dell’avventura umana o la nostalgia di una redenzione intravista in paesaggi di desolato nichilismo. E’ una sensibilità che si manifesta nel fare affiorare le dimensioni più profonde e misteriose dell’esistenza, sogno ed evocazione di paesaggi interiori popolati d’ansia e di speranza, senza mai distogliere lo sguardo dalla capacità di esprimere con tratto sicuro, perfino iperrealistico, il ritratto e la figura umana nella sua corporeità di bellezza concreta. E’ una strumentazione artistica potente che Antonella Reale usa per valorizzare le risonanze emotive o le potenzialità evocative a supporto della ricerca sulla verità materiale delle cose, come appare nelle sue opere.
Nell’indagine che fa sulla realtà e sull’esistenza predomina difatti la figura umana, misteriosa apparizione di sintesi fra visibile ed invisibile, fra dimensione umana-troppo umana e natura, fra morte e vita, fra realtà del corpo e suo annullamento o evocazione in dissolvenza. L’artista, nella sua creatività, non si limita perciò a rappresentare oggetti ma cerca di coglierne gli aspetti di Verità sotto la forma della Bellezza, per cui è perfino possibile sostenere che l’Arte è più vera della Natura che rappresenta e che la “religiosità” dell’opera forse non dipende semplicemente da ciò che vi viene raffigurato ma dalla spiritualità profonda dell’artista, necessariamente orientata. Per capire profondamente questa dimensione fondamentale nell’opera pittorica di Antonella Reale, è necessario scorrerne i titoli:
“Solitudini”, “Policromia dell’assenza”, “Promenade sull’abisso”, “Corpo cavo”, “Lunga notte degli Asfodeli”, “Stirpe di Andros”, “Soglia negata”, “Morfologia del vuoto”, “L’anima e la diaspora”, “Epicedio in limine al crepuscolo”, “L’eco dei dispersi”…..
Evidentemente i riferimenti crepuscolari agli asfodeli/piante dei morti, all’epicedio/canto funebre per eroismi antichi, al corpo cavo, all’eco dei dispersi, ai colori e suoni dell’assenza, al vagare inquieto e notturno delle anime, hanno a che fare con la prospettiva inquietante dell’abisso, che l’artista sente metafisicamente come orizzonte “ultimo” verso cui tende pericolosamente il nostro tempo, dandone l’allarmato avviso. Per fermarne l’incedere e tentare nuove vie di salvezza.
Queste realtà esistenziali vengono percepite attorno e dentro noi, nelle solitudini o nelle folle anonime metropolitane, che si confondono con le disincarnate dimensioni dei “vaganti”, persi negli orizzonti del non-senso; alla ricerca di un necessario ed urgente, metafisico, nuovo-e-antico “Centro del Mondo”, punto di ri-avvio e Omphalos di certezza, in assenza del quale tutto rischia definitivamente di perdere di senso e di significato per “La stirpe di Andros”, cioè “…di ogni uomo di questa terra che è, nello stesso tempo, destino e limite per gli altri uomini e per le altre liberta’, come afferma la stessa Antonella Reale.
“La forma e lo svanire della forma, nella mia pittura, sono due elementi complementari, sono ragione e libertà; istintivamente quest’ultima mi seduce più della ragione; lavoro su tutto quello che sento, sulle mie sensazioni, sulle mie convinzioni, sui miei stati d’animo; il rapporto tra me e l’opera è estremo, è pura energia –il mio lavoro cambia perché cambio io- il ritorno alla forma, anche se mi limita mi riequilibra e mi tranquillizza. Una fase finisce quando inizia l’altra.” (Antonella Reale)
Quella libertà che è spesso doloroso spazio di solitudine dell’artista. In questi versi di E. Dickinson, sta forse la cifra poetica della pittura di Antonella Reale:
“Ha una sua solitudine lo spazio/ solitudine il mare/ e solitudine la morte- eppure/ tutte queste son folla/ in confronto a quel punto più profondo/ segretezza polare/ che è un’anima al cospetto di se stessa/ infinità finita.”

Carmelo Montagna
(Storico dell’Arte)

DARK CYTI
CROWD

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